• Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size
Italian - ItalyEnglish (United Kingdom)
Home Blog and Interesting News Relazione Esame finale 3° annoGabriella Fanara

Relazione Esame finale 3° annoGabriella Fanara

administrator
There are no translations available.

"Senza paura, senza fini reconditi e senza sforzo,
lasciate sgorgare dallo spazio vuoto della mente
gesti divini e movimenti di danza sconosciuti."
Fauliot P. Tantra della Ruota dei Tempi Racconti dei saggi del Tibet, L'ippocampo ed. Milano 2009

La frase che mi preparo ad analizzare racchiude in sé un profondo silenzio interiore e mi fa assumere un atteggiamento minimale o piccolo, come direbbe Gandhi. L'incontro con essa mi riporta a quando, passeggiando all'alba tra le magnifiche alberature di questo lago di Lugano, mi soffermo ad ammirare nel sottobosco l'erba rorida di rugiada. Il primo contatto con le singole parole lo esprimo attraverso il suono della mia voce, come se fosse musica, ripetuta tante e tante volte, affinché gli echi armonici possano avvolgersi idealmente attorno e dentro al mio corpo-cuore e danzino con me. Solo allora comincia il dialogo con le parole ed esse sgorgano finalmente senza sforzo alcuno, dall'inchiostro di questa mia penna ideale...

Se non vai nei boschi, nulla accadrà mai,
e la tua vita non avrà mai inizio.1

"Senza paura..." è qualcosa a cui vorrei tendere da sempre e in tutti i campi della mia vita. E' un cammino a volte difficile da intraprendere e una conquista lenta, ma necessaria per poter affrontare le sfide dell'esistenza con animo il più possibile sereno e libero da inquinamenti mentali. Trudi Schoop la definisce "un retaggio sfortunato", frutto di un clima emotivo che avvolge la primissima infanzia.2 La paura ha a che fare con le mie insicurezze, con il senso di inadeguatezza primario che ha formato delle barriere da abbattere, resistenti, ma, ne sono convinta, superabili.

"Non andare nel bosco, non uscire. C'è un lupo grande grande che mangia le creature come te. Diciamo sul serio..."3

Ecco alcuni condizionamenti "paralizzanti" del passato!

 

Nel bosco? E perché no, rispondo io adesso, diplomanda in danzamovimentoterapia. Se oso avventurarmi nell'ignoto (dentro e fuori di me), posso conoscerlo e pian piano rendermelo amico, perché "la vera assenza di paura non consiste nel ridurre la paura, ma nel superarla". 4
Brazier si definiva "paralizzato" dal primo incontro con l'insegnante Zen, incontro che considerava essere la prima prova reale di avvicinamento al Buddhismo, l'esposizione a qualcosa di talmente atteso che una parte di sé era preparata a rimanerne delusa. Cosa fece per vincere la paura? Andò all'appuntamento, cercò le parole che tuttavia risuonavano banali, trovò gli occhi gentili della sua insegnante e rimase in silenzio. Poi, come se tutto l'Universo potesse soccorrerlo, gli balenarono poche, semplici parole per esprimere l'esperienza autentica del suo qui e ora:

"Gli uccelli stanno cantando..." 5

Thich Nhat Hanh afferma che vi sono tre tipi di doni: il primo è quello che dispensa oggetti materiali, il secondo è il dono dell'insegnamento (il dono del Dharma), il terzo è il dono più grande: quello della "non paura".6 Un dono per sé che regaliamo agli altri, poiché il concederci pace interiore ci permette di condividerla con il mondo intorno a noi.
Negli insegnamenti Shambala7 la chiave per essere guerriero (nel significato tibetano di "colui che è coraggioso") consiste nel non aver paura di ciò che si è, quindi di se stessi, recuperando la propria fondamentale natura di bontà che è pura e non confusa.
Per me vincere la paura ha assunto il significato di "stare" nella paura, viverla, respirarla, entrare in confidenza con essa e intraprendere un cammino di conoscenza e di consapevolezza del mio corpo-mente-cuore, partendo dal limite per trasformarlo in possibilità. Penso ad esempio all'incontro con un mio limite fisico, così inaspettato e difficile da accogliere, ma ora finalmente accettato come parte di me. Maria Fux la definirebbe "un'accettazione che non è rassegnazione, bensì riconoscimento e opportunità".8
Il Buddha fu spinto a iniziare la sua ricerca spirituale dalla vista della sofferenza. Egli scoprì che la radice del dolore è dentro la mente.9 Quella "mente condizionata dell'essere confuso" che, per Ngakpa Chogyam, è occupata da miasmi di energia repressa e che considera tutti gli individui distinti, solidi, permanenti e immutabili, esattamente l'opposto di tutto ciò che è al mondo.10
Mi è stato di grande aiuto accostarmi all'idea di "impermanenza" come di uno stato naturale delle cose, indispensabile perché esse vivano, si trasformino da fenomeni precedenti in altri che ne prendono il posto, semplicemente in virtù di un cambiamento da una forma di energia ad un'altra, perché "niente si crea e niente si distrugge"11. Solo gli esseri umani hanno paura, ma se facciamo nostro il concetto per cui niente nasce e niente muore, ci avviciniamo all'esperienza come si accosterebbe ad essa una nuvola:

"Essa sa che a tempo debito si trasformerà in pioggia. E così anche la pioggia diventerà parte dell'oceano o dell'uomo. E non ha più paura".12

La "non paura" permette alla danzaterapeuta che sta nascendo in me di preparare un solido terreno per coltivare la pace, inizialmente con me stessa, poi con i miei utenti; l'assenza di paura mi permette di sorridere (almeno di provarci, sempre!) e di osservare le cose nella loro realtà, con radicamento e presenza consapevole.

Sapersi porre, centratura e accoglienza sono qualità che appartengono all'Elemento Terra del Chorten13 , simboleggiato in un cubo che rappresenta la base solida, squadrata della terra. Nella tradizione buddhista tibetana il Chorten è l'elemento architettonico religioso che descrive il cammino verso la liberazione; nella metodologia della Danza Terapeutica14 offre alcuni tra i requisiti di base necessari per la formazione di un danzaterapeuta, oltre a fornire strumenti di comprensione delle dinamiche e una traccia da seguire nella progressione degli incontri.
Cercherò di analizzare mano a mano gli Elementi del Chorten (Terra, Acqua, Fuoco, Aria, Vuoto) così come risuonano in me rapportandomi alla frase di riferimento e basandomi essenzialmente sulla mia esperienza di allieva della formazione e di utente di un gruppo esperienziale. Accanto, con il medesimo intento, ma ben distinti per caratteristiche proprie, presenterò i Cinque Movimenti della Medicina Tradizionale Cinese, i quali, assieme alle qualità di movimento proprie della Danza Contemporanea e alla metodologia Fux, completano le radici del metodo della Danza Terapeutica di Elena Cerruto. Non potranno mancare riferimenti alla mia utenza, i miei bambini ai quali devo, tra le innumerevoli cose, la possibilità di sperimentare, giorno per giorno, la mia formazione.

Secondo il pensiero cinese15 vi sono Cinque Elementi che rappresentano altrettanti fasi specifiche secondo cui viene analizzata l'unità del movimento vitale. Sono categorie con le quali possiamo leggere la realtà in continua trasformazione ed evoluzione, secondo un preciso ordine spazio-temporale. Attraverso la loro conoscenza possiamo addentrarci in una migliore comprensione degli aspetti terapeutici. Essi sono: il Legno, il Fuoco, la Terra, il Metallo e l'Acqua.
Il perno che dà il via alla trasformazione viene attribuito nella Medicina Tradizionale Cinese al Movimento della Terra, associato alla fine dell'estate, al colore giallo delle messi, al sapore dolce, alla bocca. Alla Terra vengono fatti corrispondere la Milza (organo, yin) e lo Stomaco (viscere, yang). La Milza è un organo capace, come la Terra, di ricevere e trasformare; si incarica della riflessione, della meditazione positiva che permette l'organizzazione e la strutturazione delle idee, ma può dar luogo a rimuginazione e preoccupazione. L'aver paura di sbagliare, di non essere all'altezza, o che accada qualcosa di spiacevole non sono considerate di per sé patologie, ma possono portare a squilibri energetici.

"La Milza è incapace di funzionare correttamente; bloccata dalle preoccupazioni ansiose, non permette più gli scivolamenti e le mutazioni di pensiero, non distribuisce più i liquidi e i nutrienti che alimentano la carne e la forma del corpo."16

Nei miei tre anni di formazione a Sarabanda ho conosciuto un possibile "antidoto" alla paura: la pratica della meditazione che, inizialmente, confliggeva non poco con il turbinio continuo dei miei pensieri. Pian piano, seduta tra Cielo e Terra (ma con la mediazione di una sedia "amica" per agevolare la mia postura) ho cominciato a "stare", senza impazienza né giudizio, con una presenza sempre più consapevole. Mente e corpo hanno imparato a sincronizzarsi attraverso l'azione del respiro. Mi sono fermata, fidandomi, e ho imparato ad aspettare. Senza paura.

"Chi non conosce per propria esperienza la forza che dà una seria e costante meditazione non può immaginare ciò che essa rende capaci di superare. Il perfetto maestro rivela a ogni passo, non a parole ma col comportamento, l'assenza di paura."17

La paura per Brazier è uno dei fattori che contaminano lo spazio terapeutico18 (altri fattori sono invidia, scoraggiamento, presunzione, rifiuto, attaccamento; Freud li definirebbe meccanismi di difesa) poiché focalizza la preoccupazione sul terapeuta e non sul paziente (utente in danzaterapia).
Parallelamente alla formazione, proprio per "ripulirmi da pezzetti di io velenosi e inquinanti", ho ritenuto fondamentale intraprendere un percorso di danzaterapia come utente perché, afferma Brazier, "il terapeuta ha bisogno di creare lo stesso tipo di spazio interiore che il paziente sta cercando di trovare."
Come utente e allieva della formazione, nelle ore di danzaterapia esperienziale sono potuta entrare in contatto con me stessa, con le mie radici (qualità di Terra del Chorten, base delimitante e fondamento necessario alla crescita).

Se la Terra rappresenta il porsi in contatto con i propri limiti mediante un lavoro prevalentemente individuale, la progressione nell'Elemento Acqua del Chorten (rappresentato da una sfera che si erge sopra il cubo solido della Terra) mi ha permesso di entrare in contatto con le mie emozioni più profonde, di danzarle e di rispecchiarle nella danza delle mie compagne. Paure legate a limiti fisici non ancora completamente accettati e in certi momenti il timore di non essere una madre sempre all'altezza delle mie responsabilità, sono emersi con forza.
Soprattutto ho potuto vedere la paura rispecchiata nelle altre utenti e compagne di corso: paura di non essere accettate, paura delle malattie, paura di amare, paura di osare, paura di cambiare. E' stato un percorso fondamentale e prezioso.

Scrive Rogers:

"Per stabilire una relazione d'aiuto con l'altro occorre cominciare da se stessi, entrando nel proprio spazio doloroso di paura dei propri sentimenti, paura di essere coinvolti nei sentimenti dell'altro, o di essere scossi nelle proprie sicurezze."19

Al primo anno scrissi una relazione sulle motivazioni profonde che mi portarono ad intraprendere il percorso di formazione come danzaterapeuta. Se potessi riscriverla in questo momento eliminerei gran parte delle spiegazioni che ora, alla luce di quanto ho vissuto, definirei troppo "mentali" e punterei invece a un fondamentale obiettivo: vuotare il cuore, per imparare a "stare" nella vacuità, che è accoglienza, impermanenza, cambiamento. Per il pensiero cinese infatti "un cuore vuoto può accogliere innumerevoli esseri"20. Brazier afferma: "Una tazza è come la mente. Quando è già piena non c'entra più nulla. Se ci accingiamo a imparare qualcosa, dobbiamo prima vuotare la nostra mente."21 Esattamente il contrario di ciò che ho sempre fatto nel mio percorso di vita e di studio prima della formazione.

La capacità di lasciare andare e di condensare all'interno sono associati al Movimento del Metallo della Medicina Tradizionale Cinese. Il modo del Metallo è di essere duttile e di lasciarsi forgiare; si sottomette al cambiamento e di esso vive. Al Movimento del Metallo corrispondono il Polmone (organo, yin) e l'Intestino Crasso (viscere, yang); è l'elemento che caratterizza l'inversione di tendenza del movimento espansivo giunto al suo massimo (è quindi la fase di passaggio dal massimo dinamismo dello Yang verso l'inerzia dello Yin). I Meridiani di Polmone e di Intestino Crasso scorrono vicino alla superficie del corpo e svolgono un ruolo vitale nello scambio di energia con il mondo esterno. Il Movimento del Metallo è in relazione con l'Autunno, l'Ovest, la sera, la secchezza, il colore bianco. E' condensazione e concentrazione per riportare le ricchezze della vita all'interno.

La paura che ci blocca e che ci impedisce di vivere è un attacco più profondo che si collega al Movimento dell'Acqua della Medicina Tradizionale Cinese, al Rene (organo, yin), sede della nostra energia vitale e alla Vescica Urinaria (viscere, yang). Il Movimento dell'Acqua è in relazione con il Nord, l'Inverno, il freddo, il buio, il colore nero. I Reni per la Medicina Cinese custodiscono il Jing, l'essenza delle nostre energie ereditarie tramandataci dai nostri genitori nel Cielo Anteriore che è soggetta ad esaurirsi nel tempo. L'aspetto spirituale del Rene (zhi) viene tradotto come Volontà, ovvero come espressione della nostra autodeterminazione.

Quando l'energia dei Reni è potente, l'uomo è ben radicato al suolo (in corrispondenza del punto 1 di Rene che si trova sotto la pianta del piede) e la colonna vertebrale è ben diritta (i Meridiani di Rene e Vescica Urinaria circolano lungo le gambe e nella schiena). In questa postura l'uomo è ancorato alla Terra e sente le proprie radici, ma si protende dritto verso il Cielo per diventare un tramite tra Cielo e Terra.

"In questo contesto il mezzo per connettersi ad una gravitazione che è espressione stessa della vita e della condizione umana è la danza."22 L'umana traduzione della gravitazione dell'Universo" (Isadora Duncan)23

E' una danza terapeutica.

"Senza fini reconditi e senza sforzo..."

"La vera arte è senza scopo, senza intenzione."24

Se si va oltre la paura, le percezioni sensoriali di un vero "guerriero" che vuole offrirsi in aiuto al mondo si rivelano interessanti: per esse "le situazioni diventano molto reali, veramente reali e nello stesso tempo molto semplici" 25 e conducono alla fondamentale bontà di essere vivi. Bontà che, per Chogyam Trungpa, non dipende dai nostri risultati o dal raggiungimento dei nostri desideri, ma dall'apprezzamento delle semplici esperienze, senza secondi fini.

Se prendiamo in esame i requisiti di base del terapeuta secondo la teoria di Carl Rogers, troviamo significativi punti di contatto con le qualità di un danzaterapeuta che "china il capo per sciogliere i nodi alle scarpe, si fa ponte, tramite di un processo creativo molto più grande di lui". 26 L'interesse per le persone come soggetti, piuttosto che come oggetti da manipolare, ma anche il rispetto per l'integrità delle persone e la completa assenza di arroganza, fanno sì che si manifesti un "allentamento della sorveglianza logica e critica per una comprensione empatica autentica".27 Nella Danza Terapeutica di Elena Cerruto si parla di accogliere l'altro piuttosto che cambiarlo; se non si aspettano risultati, questi avvengono semplicemente, con pazienza, umiltà, fiducia, senza "fini reconditi".
Come nella meditazione camminata, si tratta semplicemente di "andare senza arrivare, senza nessuna meta e nessuna direzione, né nel tempo né nello spazio. L'importante è camminare, non arrivare. Non si tratta assolutamente di un mezzo per raggiungere una meta: è già la meta."28
Tutto ciò non prescinde da un lavoro di approfondimento e di ricerca, in un continuo processo di autorivelazione destinato a non esaurirsi mai. Secondo Maria Fux prima di avvicinarci a qualcuno a cui vogliamo dare, dobbiamo sempre esigere da noi stessi un lavoro profondo di comunicazione uditiva e sensoriale: solo così avremo idee chiare che si muovono dentro di noi, vivono e camminano in ogni istante in cui le doniamo.29

Ho incontrato le maggiori difficoltà nelle mie prime esperienze di conduzione autonoma come danzaterapeuta quando ho cercato di raggiungere a tutti i costi gli obiettivi che mi ero prefissata. Ciò ad esempio è accaduto, a volte, con i miei alunni, così impulsivi e imprevedibili. In questi casi il non agire forzando sarebbe stata la risposta più efficace. Infatti, ho provato le maggiori soddisfazioni nelle situazioni più critiche, dovute a limiti tecnici (guasto del lettore Cd, impossibilità di utilizzare il materiale rimasto "chiuso" nell'armadio, cambio improvviso del setting abituale per carenza di spazi, etc). Quante possibilità nuove si sono aperte in questi momenti! Faccio mie le autocritiche di Trudi Schoop dopo i primi incontri deludenti con l'utenza psichiatrica: "Ho agito come un piccolo dittatore danzante..." e i buoni propositi per le successive conduzioni: "Sarò aperta e sensibile, anziché insistente e dominante."30

"A volte, senza fare niente, siamo più utili che facendo migliaia di cose... come la persona che mantiene la calma in una barchetta sbattuta dalla tempesta: non deve far niente, solo essere se stessa, e la situazione ha la possibilità di cambiare".31

Dalla relazione intermedia di tirocinio con l'utenza bambini del 7 marzo 2010, alla voce "Osservazioni sulla conduzione" riporto quanto segue:
"L'appuntamento obbligato della lezione aperta con i genitori, erroneamente scambiato dai colleghi e dalla dirigenza come "saggio di danza", mi ha distolto, seppur per breve tempo, dal processo creativo e terapeutico. Ho subito notato, però, che il tentativo di ripetere alcune esperienze per "mostrarle" portava ad una sorta di demotivazione nei bambini.
Da questa riflessione sono ripartita alla ricerca di uno spazio di esplorazione libero e non condizionato da aspettative. Ho dilatato i tempi di intervento, per accogliere la parola, ma anche il silenzio e il vuoto come possibilità di trasformazione.
Credo che da questo ripartire sia davvero iniziato un processo terapeutico."32

Riflessioni che riprendo nella successiva relazione finale dell'8 luglio 2010:
"Questo nuovo modo di essere mi ha portato, dopo tanti anni di insegnamento, ad avere un'altra prospettiva e a perseguire una nuova strada che, spero, favorisca il processo di crescita dei miei bambini, "le persone più importanti del mondo, quelle con cui sto in questo momento" (Brazier). Di pari passo con il rafforzamento della consapevolezza di operare per il bene dei bambini, è diminuita (non ancora scemata) l'ansia di aspettative che a volte ha minato la serenità dei miei interventi, portandomi ad anticipare mentalmente i risultati invece di fermarmi e accogliere con fiducia "ciò che é".33

Trovo conferma dalle parole del Brazier per il quale è necessario che il terapeuta non sia ossessionato dai suoi stessi problemi. Tutto diventa più facile: un individuo completamente liberato interiormente sarebbe un terapeuta naturale senza particolari sforzi.

"Quando cavalcate, l'equilibro non deriva dall'irrigidire le gambe contro la sella, ma dall'imparare ad avere un movimento armonico a quello del cavallo. Ogni balzo è una danza, la danza del cavaliere come la danza del cavallo."34

Con il lasciare andare si scopre un'energia propria, che negli insegnamenti Shambala viene chiamata "cavallo di vento":35 E' l'energia della bontà basilare, che forte, sovrabbondante e splendente è dentro ognuno di noi. Tale stato mentale può essere cavalcato in modo concreto, fisico e diventare una forza determinante di aiuto agli altri.
Nel bozzolo non c'è danza, non c'è luce, c'è una comoda e claustrofobica oscurità che può rendere perpetui i nostri abituali modelli, ma che non dà energia. L'esatto opposto di ciò che Chogyam Trungpa definisce la visione del "Grande Sole d'Oriente", che rappresenta l'alba o il risveglio della dignità dell'uomo e che conduce ad un interesse naturale e spontaneo verso il mondo esterno.
In Medicina Tradizionale Cinese il sorgere del Sole è associato al Movimento del Legno, al nascere e al portar fuori esteriorizzando; è un vento di vita, associato all'energia della Primavera, all'Est e segna il passaggio dallo Yin allo Yang. Al Movimento del Legno corrispondono il Fegato (organo, yin) e la Vescica Biliare (viscere, yang). Il modo del Legno è di flettersi e raddrizzarsi sperimentando nuove forme creative ed è controllato dal Metallo che permette l'interiorizzazione.
Nell'asse Est-Ovest nasce una danza di Legno-Metallo che porta al "venire in fuori", con dinamismo, vitalità e sforzo intenso e che si conclude nel tramonto ad Ovest nel Movimento del Polmone che "abbassa e diffonde".

"...Lasciate sgorgare dallo spazio vuoto della mente..."

Con il procedere dell'esperienza di danzaterapeuta in formazione ho sentito crescere dentro di me maggior fiducia. Tutto è diventato più naturale, piacevole, in una continua ricerca di equilibrio tra abilità e spontaneità. I momenti vissuti durante gli stage di formazione, gli incontri del martedì con il gruppo esperienziale condotto da Elena Cerruto e i tirocini autonomi si sono mescolati e fusi in un continuo e vorticoso dentro e fuori di me. La misura del mio cambiamento è custodita nelle pagine del diario che ho sempre tenuto da quel "lontano" ottobre del 2007; se rileggo le mie prime impressioni mi sorprendo di quanto fossi diversa allora. Ho abbattuto muri di resistenze e ho lasciato sgorgare lacrime di dolore ma anche di tenerezza scoprendomi in un corpo-cuore vibrante di emozione e di nuove possibilità. La memoria di questo cambiamento mi viene spesso sollecitata dall'ascolto della musica che ho danzato, il cui ricordo vibra ancora dentro di me avvolgendomi come un "caldo abbraccio":

"E' una danza del cuore che gioiosa si realizza senza sforzo, un movimento che si espande fluido nello spazio, uno sguardo d'amore, una risata, ma anche la dimensione dell'ascolto e del silenzio."36

Questi "attimi danzati" mi fanno pensare alla qualità di movimento del Fuoco della Medicina Tradizionale Cinese, all'azione nel massimo della sua visibilità. Nell'ultimo periodo di frequenza del gruppo esperienziale mi sono trovata spesso a danzare in direzione Sud, in corrispondenza del Movimento del Fuoco, del calore dell'Estate, del Mezzogiorno, del colore rosso. Al Movimento del Fuoco corrispondono il Cuore (organo, yin) e l'Intestino Tenue (viscere, yang). Il Cuore è l'essere supremo e in esso risiede la chiave per la comunicazione con il Cielo, con il mistero. E' la sede degli spiriti (Shen).

Pur percependo forte il bisogno di esplorare tutti e 5 i Movimenti per accogliere nella danza le caratteristiche di ognuno di essi, ricordo di aver percorso con particolare intensità l'asse Acqua/Fuoco e di aver intrapreso un viaggio alla ricerca delle mie radici profonde e buie: un viaggio per permettere al pesce Kun di trasformarsi nell'uccello Peng, di uscire dall'acqua e di volare senza paura verso la luce. Al Fuoco sono arrivata anche dopo aver sentito nel Movimento del Legno i miei arti muoversi come giovani virgulti pulsanti di energia e di voglia di "osare". Il Fegato mi ha regalato la spinta per portare la mia danza generosa a Sud, verso gli altri.
Il Movimento del Fuoco nella formazione di un danzaterapeuta rappresenta la forza, la dinamicità, accompagnata però da una certa calma. E' un cuore in armonia, che sceglie le parole (la lingua è il "petalo del cuore") e le esprime nel Cerchio dell'Accoglienza verbale perché profondamente radicate dal Rene della Volontà.
Nel Chorten l'Elemento Fuoco è simbolizzato dal cono e rappresenta calore, partecipazione empatica, contatto, gioco, seduzione. Per un danzaterapeuta "è la generosità del dare e del darsi, mettendosi in gioco e facendo vedere colori e sfumature".37

Penso spesso ad uno degli ultimi incontri con il gruppo del martedì sera.
Elisabetta, un'utente non vedente del gruppo, rimuginava da tempo sulla sua condizione, attribuendo alla sua collaboratrice domestica la responsabilità del loro rapporto conflittuale e la mancanza di spazi di autonomia. Ciò le portava tristezza e afflizione, che spesso manifestava con il pianto sommesso, in una sorta di "compiacimento" che non le permetteva di andare oltre e di superare il disagio.
Quel giorno Elena improvvisamente mi chiese: "Te la senti di fare la signora Pina?"

Non ebbi bisogno di pensare. L'incontro di quel martedì di maggio volgeva al termine ed io ero sufficientemente "ebbra" di musica e di danza di fuoco per poter accogliere la rabbia impotente di Elisabetta, in modo che lei potesse trasformarla in nuova energia creativa. L'affrontai provocandola, invadendo i suoi spazi e diventando l'oggetto delle sue frustrazioni. Iniziò uno scontro fisico e verbale: mi spinse ripetutamente dicendomi "no" e "vattene via". Cercai di con-sonarmi a lei, di diventare lei, accogliendo il suo bisogno di respingermi, di sentire il vuoto e di cercarmi nuovamente. Sgorgò in Elisabetta un pianto liberatorio e l'abbraccio diventò danza di incontro, trasformazione, distacco. Nel cerchio, finalmente, si lasciò andare anche alla risata e trovò da sola nuove possibili risposte alle sue insicurezze affettive. In seguito la vedemmo tutti più serena, sollevata e con nuovi propositi, grata al gruppo per l'attenzione posta su di lei.
In me rimase per diverso tempo una sensazione indimenticabile di calma e di pace.

Nella progressione del Chorten sopra il cono del Fuoco c'è la mezzaluna dell'Aria.38 Leggera e invisibile, è presente ovunque. Lo stato mentale dell'Elemento Aria ha molta libertà: dopo aver scalato le pareti della nostra prigione con una certa attenzione e diligenza, ora possiamo uscire attraverso la finestra che abbiamo aperto. Siamo liberi di andare dove vogliamo, possiamo vedere tutto apprezzandolo, in quanto non siamo troppo possessivi e lasciamo che ogni situazione nasca e si dissolva senza rimpianto.

Come non andare con il pensiero a quei momenti di conduzione autonoma con i miei bambini, quando il vento leggero dell'autoironia prevaleva finalmente sul mio bisogno di "controllare tutto".

Dalla relazione intermedia di tirocinio con l'utenza-bambini del 7 marzo 2010, alla voce "Come mi sono sentita" riporto quanto segue:
"...Quando mi aggiro per i corridoi dell'Ariberto, vestita con stoffe leggere e colorate, mi sento "diversa" dalle colleghe e questo mi piace: la considero una qualità, un valore aggiunto. Spesso mi capita di danzare tra i banchi durante una lezione di grammatica... Credo che il mio sentire non sia solo di "leggerezza e disincanto": vivo la mia professione di insegnante e di futura danzaterapeuta con un senso di grande responsabilità; nello stesso tempo, però, considero fantastico quando comincio a percepire su di me il vento leggero dell'autoironia!"...39
Sono certa che l'abbandono di punti di riferimento troppo rigidi mi ha finalmente permesso di affrontare nuove situazioni con leggerezza e senza eccessivo attaccamento; a riprova di tutto ciò vi è la consapevolezza che, al termine degli ultimi incontri, il senso di leggerezza prevaleva sulla stanchezza.

Ho avuto la fortuna di poter frequentare gli ultimi due intensivi di Maria Fux a Milano. L'immagine di lei, i suoi movimenti danzati, la sua conduzione, tutto riassume in modo autentico e concreto la frase che ho cercato di analizzare. Nella vita di Maria la danza ha lo stesso grande valore, senso e naturalezza del parlare e del camminare.40
Il "senza paura" di Maria mi fa pensare alla sua autoironia, alla leggerezza con cui presenta le sue "unità di movimento" soffermandosi sulle piccole cose: un punto, una linea, un suono, una parola da danzare. Maria (ci tiene a ribadirlo) non offre interpretazioni, né ricette, non parla di curare, bensì di cambiare attraverso un lavoro creativo che stimoli il movimento. Racconta che se un utente (Maria lo definisce "alunno") arriva all'incontro in uno stato di "non posso", non ho voglia, mi limito a guardare",41 riceve la stessa accoglienza e accettazione di chi interviene attivamente, poiché le sue paure, le sue resistenze sono la necessità di quel momento. Negli incontri di Maria Fux occupano un gran posto il gioco e l'improvvisazione che permettono di creare un momento più creativo, intuitivo, individuale. La danza per Maria è un dialogo, prima con se stessi e poi con l'altro. In questo dialogo è fondamentale l'intuizione del danzaterapeuta, che è libertà di modificare uno stimolo che in un determinato momento non risulta adeguato. Intuizione è anche dell'utente che ha l'opportunità di muoversi in modo originale, di andare alla ricerca di cammini che lo portino ad incontrare un dialogo migliore, con se stesso e con il gruppo.

"Anche se si ripetono gesti o movimenti, mai niente sarà uguale, ogni istante segna la nostra morte e dà nuovamente inizio a questa creazione unica a partire da ogni singolo secondo in cui la danza è danza..."42

"...Gesti divini e movimenti di danza sconosciuti."

"Un insegnamento dice che dietro ad ogni durezza, chiusura e rigidità del cuore c'è sempre la paura. Ma se si entra in contatto con la paura, si scopre un luogo tenero. E se si entra in contatto con quel luogo tenero, s'incontra il vasto cielo blu..."43

Nelle Energie Elementari del Tantra il "cielo blu" è associato all'elemento Spazio, "origine senza inizio e senza fine degli elementi, grembo delle possibilità, pura potenzialità creativa. Lo Spazio è un cerchio che non ha né centro né periferia." 44 A significare le sue infinite possibilità creative, nella Danza Terapeutica lo Spazio è simbolizzato con una figura danzante che spicca il volo oltre la mezzaluna dell'Aria.45

Libertà nello Spazio è esplorare la libertà del cielo che si estende all'infinito. Per un utente corrisponde "all'essere pronti e disponibili ad uscire dal setting protetto della danzaterapia per avere la follia o la saggezza di danzare la vita"46; è anche essere in grado finalmente di guardare in faccia le emozioni, senza paura, senza l'attività appannante dei pensieri, ma con chiarità. Per un danzaterapeuta lo spazio rappresenta, tra le altre cose, il farsi "Vuoto", per permettere accoglienza e non giudizio nei confronti della sua utenza.

Luciano di Samosata, parlando dell'amore primordiale scriveva:

"La danza è nata al principio di tutte le cose; ha visto la luce insieme a Eros, perché questa danza primigenia appare già nel coro delle costellazioni, nel movimento dei pianeti e delle stelle, nei girotondi e nelle evoluzioni che essi intrecciano nel cielo e nell'armonia del loro ordine".47

La danza emerge dalla vacuità, libera dall'attaccamento e prende forma nello Spazio, in una ricerca di autenticità nel movimento e nell'espressione personale per portare la vita nella danza e la danza nella vita. Curt Sachs definisce la danza "madre delle arti", ma ancor prima di arte, "vita"; danzare la vita è "prendere coscienza che non solo la vita, ma l'Universo è una danza e sentirsi penetrati e fecondati da questo flutto del movimento" .48
Ad Isadora Duncan si deve il superamento delle convenzioni e di tutti quei codici tradizionali che ingabbiavano la danza in virtù di una nuova concezione della danza stessa e della vita. Ella sentiva fortemente la continuità fra il suo corpo e la natura e, attingendo dai fenomeni naturali (onde, vento, nuvole) e dal loro movimento, traeva ispirazione per creare una danza come "espressione di libertà". Voleva liberare la bellezza e la santità del corpo umano attraverso l'espressione dei suoi movimenti per portare in Europa, attraverso la danza, una rinascita della religione.

" Questa pagana sentiva intensamente la presenza del sacro: Non sa il nome del dio che abita in lei, ma è sicura che sia un dio danzante." (Garaudy). 49

Ella studiò i movimenti dei danzatori delle "Dionisie" sui vasi greci per ritrovare, attraverso il loro modo di guardare la natura,"i movimenti spontanei della vita".
La danza di Isadora non è un insieme di passi più o meno arbitrari, ma "l'estasi dionisiaca che tutto travolge". E una maniera totale di vivere il mondo, "la base di tutta una concezione di vita più flessibile, più armonica, più naturale". Isadora riaffermava il diritto alla rinascita di una danza su basi naturali (poiché negli insetti,
negli uccelli e in ogni specie animale la danza fa parte naturalmente dell'atto d'amore). Al termine di un processo di civilizzazione, l'uomo deve tornare alla nudità, non a quella inconsapevole del selvaggio, bensì alla nudità consapevole dell'uomo maturo, il cui corpo sarà "l'espressione armoniosa del suo essere spirituale".

"Ascoltate la musica con l'anima. Non sentite un essere interiore che vi si risveglia dentro? E' per lui che la testa vi si drizza, che le braccia si sollevano, che camminate lentamente verso la luce... Questo risveglio è il primo passo verso la danza come la concepisco io..." (Isadora Duncan)

Vorrei concludere con un pensiero ai miei alunni, che in questi anni di formazione mi hanno accompagnato nel percorso di cambiamento. E' uno degli ultimi incontri di danzaterapia dell'anno scolastico. I miei bambini sono appena entrati nello spazio della danza. Li guardo muoversi con gioia anche nel silenzio, al di là delle mie parole o degli stimoli musicali. Sono "esseri danzati". Seguono un loro ritmo interno, del tutto spontaneo e lo esprimono con movimenti di danza sconosciuti, ciascuno nel proprio modo. Prendendo a prestito le parole di Isadora Duncan, i loro movimenti mi appaiono come "l'espressione perfetta di quel particolare corpo e di quella singola anima". Esprimono gioia e bellezza autentica e riassumono nel loro danzare tutto il significato della Danza Terapeutica di Elena Cerruto:

"L'uomo che esprime con tutto il suo corpo emozioni e vissuti, scoprendo la libertà dell'esistere pienamente".50

"Questa danza è una preghiera;
ogni movimento giunge attraverso lunghe linee ondulate
fino al cielo e diviene parte del ritmo eterno delle sfere..."51

"Chi conosce la forza della danza vive in Dio"52

Isadora Duncan

BIBLIOGRAFIA

Elena Cerruto, Metodologia e pratica della Danza Terapeutica, Franco Angeli, Milano, 2008

Ngakpa Chogyam, Le Energie Elementari del Tantra, Ubaldini editore, Roma, 1991

David Brazier, Terapia Zen, copia ad uso interno Associazione Sarabanda

Trudi Schoop, Vuoi danzare con me? Ed. Del Cerro, Pisa, 2007

Chogyam Trungpa, Shambala, la via sacra del guerriero, Ubaldini editore, Roma, 1985

Thich Nhat Hanh, Essere pace, Ubaldini editore, Roma 1989

Pema Chodron, Praticare la pace in tempo di guerra, Oscar Mondadori, Milano, 2007

Eugen Herrigel, Lo Zen e il tiro con l'arco, Adelphi, Milano, 2008

Maria Fux, Cos'è la Danzaterapia: il metodo Maria Fux, Edizioni Del Cerro, 2006

Maria Fux, Frammenti di vita nella Danzaterapia, Pixel edizioni, Milano 1996

Roger Garaudy, Danzare la vita, Cittadella Editrice, Assisi

AA.VV., Donna è ballo, Savelli Editori, Milano, 1980

Curt Sachs, Storia della danza, Il Saggiatore, Milano, 2006

A cura di C. Larre- E Rochat de la Vallée, Huangdi Neijing Lingshu, Jaca Book, Milano, 2006

Lingshu, la Psiche nella Tradizione Cinese, Jaca Book, Milano, 2006

E. Rochat De La Vallée, La Medicina Cinese, spiriti, cuore ed emozioni, Jaca Book, Milano, 2008

Carl Rogers, La terapia centrata sul cliente, G. Martinelli, Firenze, 1994

Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi, Saggi Frassinelli, 1993

Relazione intermedia di tirocinio II classe della Scuola Primaria del 7/03/2010

 

Nuovo video

Seguici anche su Facebook

facebook_original

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Sarabanda
Le liste sono divise in ordine alfabetico




Receive HTML?